Sono una millennial, classe 86.
In realtà, ad inizio settimana mi sento sempre più una Gen Z: ascolto Ultimo, chiedo ad Alexa di alzare il volume, canto, metto le Vans.
Dal mercoledì sera, puntuale, inizia un lento declino.
“Alexa, metti Sanremo”;
Mi porto il giacchetto, non si sa mai;
“Alexa, abbassa il volume”;
Prenoto il dentista. E l’osteopata.
“Venerdì alle 10, va bene. No, è una protusione lombare. L-5 mi sembra”.
“Alexa, abbassa il volumeeee”;
Compro gli asparagi perché “sono di stagione”. Li cucino e li mangio pure.
“Alexa, stop!”.
Solo il venerdì, la boomer che è in me si toglie dalle palle e torno ad essere una millennial. Di solito avviene a fine giornata, ed è merito di un rosato. Alexa mette Jovanotti, e facciamo pace.
Il ponte lungo ha sfasato i miei ritmi, intestinali e celebrali. Oggi mi sono svegliata cantando Celentano ma sono uscita con le Vans.
Grazie, Prego, Scusi. Tornerò.
GRAZIE.
Armando Testa ha risposto, finalmente.
Non si è difeso, né giustificato per la campagna Open to Meraviglia. Non ha ammesso errori e non si è dichiarato offeso. Ha ringraziato per il clamore suscitato dal “vivace dibattito” degli ultimi 5 giorni, ha ironizzato sulla Venere-Ferragni e ha fatto qualche precisazione sul budget.
Armando Testa - cioè la sua agenzia, o almeno, quelli che non sono stati licenziati dopo Open to Meraviglia (scherzo, dai!) - ha scelto di dire Grazie invece di mandare tutti a quel paese.
Rosicare, ma con stile. Sempre meglio che rosicare da imbruttito.
Non sono una fan del “nel bene o nel male, purché se ne parli”. Anzi. Direi che sono più una cultrice del marketing silenzioso di cui ho parlato qui.
E anche del Grazie e del Bravo.
Le paroline gentili che si insegnano ai bambini, valgono anche per gli adulti eh!
La scorsa settimana, per esempio, proprio per condividere la mia ultima newsletter, ho scelto di fare un post su Linkedin in cui mi complimentavo con Serenis per l’ultima genialata marketing: un finto webinar per dimostrare quanto sia importante fare delle pause mentre si lavora, anche solo per 10 minuti e per, ovviamente, promuovere il vero prodotto, ovvero un corso in collaborazione con Learnn proprio sul tema produttività lavorativa.
Non conosco personalmente nessuno del team di Serenis, li seguo e mi piace sia il loro progetto che la loro comunicazione. Ho scelto spontaneamente di fargli un complimento, sincero. Poi, ho raccontato quello che avevano fatto perché per me era un perfetto esempio di marketing silenzioso e, solo alla fine, ho condiviso il link alla mia newsletter che parlava - anche - di quello.
Il mio post ha raggiunto oltre 22mila impressions, 258 reazioni, svariati commenti e repost. E molti nuovi iscritti alla mia newsletter. Piuttosto, benvenuti!
Abbondate con i complimenti, non con le critiche.
PREGO.
Abbiamo smesso di dire Prego e questa cosa mi fa incazzare.
Ormai è tutto un Figurati!, Di niente!, Ci Mancherebbe!
Ma come, “Di niente”?!?
Quello che abbiamo fatto vale niente ?
Questa generalizzata autolesionista abitudine di rendere superfluo il riconoscimento di qualcosa che abbiamo fatto, rischia di rompere il reciproco equilibrio relazionale che caratterizza ogni forma di comunicazione.
Un essere umano vale quanto un altro essere umano: uno vale uno e rispondere “Prego” al ringraziamento altrui ne è la conferma.
Anche nelle relazioni professionali, con i clienti ad esempio, è importante non cadere nel tranello del “figurati, ci mancherebbe”.
Se il cliente ringrazia, prima di tutto è un buon cliente, tienitelo stretto. Poi, vuol dire che hai fatto bene il tuo lavoro. Pacca sulla spalla. “Prego, è stato un piacere!”
SCUSI, TORNERÒ.
Nella canzone di Celentano la signora che non balla il tango col casquè declina l’invito, ringrazia, si scusa e conclude dicendo “Tornerò”.
Probabilmente non è mai più tornata e non ha mai avuto intenzione di tornare, anche se l’ha detto. Non lo sapremo mai.
Ma quel “tornerò” finale toglie l’amaro del rifiuto che domina incontrastato su tutta la canzone. È un barlume di speranza. È un sorso di limoncello.
Lo scorso weekend, per il ponte, siamo stati in Toscana con degli amici. “Gruppo Vacanze Piemonte” è il nome che abbiamo dato alla chat Whatsapp creata per l’occasione. E non poteva essere altrimenti. Sei millenials con al seguito svariati figli camminanti, pensanti e urlanti di svariate età che a sommarle tutte non si arriva a 18, per quattro giorni in una dimora country chic sulla costa della maremma livornese. Potevamo solo scegliere tra il nome di un reality di sopravvivenza in Honduras e quello di un film di Fantozzi. Abbiamo optato per la seconda, almeno abbiamo mangiato.
Sfatti, e più stanchi di prima, il martedì siamo ripartiti, nel giorno della Liberazione. Per i gestori della struttura, senza ombra di dubbio.
Abbiamo ringraziato per l’ospitalità garantita fino all’ultimo giorno, nonostante tutto.
Ci siamo scusati per le stelle di ghiaccio di Frozen disegnate con i pennarelli indelebili sui tovaglioli di lino bianco.
E abbiamo salutato a denti stretti, trascinando minori scalcianti: “Torneremo presto”!
Grazie, Prego, Scusi, Tornerò.
Forse no. Forse meglio di no.
Alla prossima settimana!
P.S. Ho letto in una ricerca che questa Gen Z non è poi così male come vogliono farci credere. Vogliono imparare nuove skills dagli altri ragazzi (63%), dichiarano di avere la mente aperta (57%), di volere esplorare il mondo (55%), conoscere nuove culture (49%), sapere cosa succede nel mondo (46%) e vogliono essere i primi a provare cose nuove (39%). Aggiungo anche che hanno spesso idee brillanti in tema di sostenibilità e sono un esempio di cittadinanza attiva sia livello locale che a livello europeo.
P.P.S. Se siete GEN Z, potete cliccare su quest’ultimo link e candidarvi (mobilità + formazione videomaker gratuita). Se siete Millenials, apritevi un rosato. Se siete boomers, tornate su con la freccia e cliccate play sul video di Celentano!