Una delle persone che più ha condizionato la mia carriera professionale è morta.
Ed io l’ho scoperto ieri, per caso, su Linkedin e non so neanche quando sia successo, credo da qualche mese ormai.
Ho scritto ad Ester, la mia collega spagnola dei tempi, per chiederle se sapesse qualcosa ma anche lei non ne aveva idea, nessuna di noi aveva sua notizie da molto tempo.
È stato il mio primo manager nel team internazionale di Markco Media, a Londra, ed è stato lui ad assumermi. Ho raccontato quel colloquio - con annessa figura di merda - nella seconda puntata de Le Cassandrate, quasi un anno fa.
“In Ricordo” c’è scritto ora accanto al suo nome sul profilo Linkedin.
Aggiungerei “E che ricordo!”
Esattamente così, con il punto esclamativo, perché per me è uno di quei ricordi senza sforzo, di quelli che restano inchiodati lì, da qualche parte, senza che tu faccia niente per alimentarli, quasi appiccicosi.
Forse perché se non fosse stato per lui non avrei iniziato l’esperienza più formativa in assoluto della mia vita - e che auguro a tutti i Gen Z e successivi di fare quanto prima. Forse perché è stato il primo che mi ha mostrato per la prima volta il magico pannello di Google Ads - ai tempi Google Adwords - dopo mesi di insistenti suppliche da parte mia e di Ester degne solo di Alice e Camilla durante i Terrible Two.
Ed ora posso anche dirlo: non ne capiva granché, ma aveva convinto tutti del contrario ed ha avuto una brillante carriera.
Lunedì i miei studenti del Master hanno provato per la prima volta l’esame Google Ads.
Sono stati bocciati tutti.
In compenso, ieri hanno presentato dei project work eccellenti, alcuni da far invidia agli account più agguerriti di tante agenzie di web marketing che ci sono in giro.
Ad ogni studente abbiamo affidato un potenziale cliente ed il project work consisteva nella redazione di una vera e propria proposta di consulenza che doveva inglobare SEO, SEM E SOCIAL. Il tutto volontariamente senza template, senza indice e senza limiti di budget. C’era analisi, strategia, creatività.
E non importa se non hanno superato l’esame al primo tentativo. Lo riproveranno, lo so, e prima o poi andrà bene.
Second time is the charme, come è accaduto per MAV, il progetto del mio cuore. L’ho annunciato qui qualche mese fa, dopo una lunga attesa scaramantica.
You are not “just” a mom.
Questo è il claim del progetto, con le virgolette.
E se ora funziona, non è merito mio.
Mi sono occupata personalmente di Brand Identity e piano di comunicazione e ho illustrato tutta la presentazione al resto dei partner durante il kick-off meeting, entusiasta come Alice e Camilla nella giornata dei calzini spaiati (se avete visto la mia storia di oggi su IG la risposta è si, anch’io sono uscita con i calzini spaiati).
Dicevamo, il kick-off di MAV.
Presento anche il sito web con logo, header e claim.
Non c’erano, però, le virgolette nel claim originale.
You are not just a mom.
Prende la parola Johanna, la referente della NGO Make Mothers Matter che è parte del consorzio e che io ho voluto fortissimamente nel mio progetto.
“C’è qualcosa che non mi convince”, dice.
Sbatto nervosamente le ciglia, le faccio un cenno con la testa per darle la parola e mentre fingo di essere pronta ad accettare qualsiasi critica, resto paralizzata con un sorriso a labbra strette e penso : “Eccallà, l’esperta di comunicazione #distaceppa che sbaglia tutto al suo primo kickoff da coordinatrice di un progetto europeo”.
Per fortuna, non è andata così. Johanna si è complimentata su tutto ed era entusiasta, così come Karla, Irene, Sarah ed Amparo.
You are not just a mom, però, scritto così, rischiava di poter risultare in contrasto con l’advocacy del suo ente, la sua vision e la sua mission di valorizzare, al contrario, il lavoro quotidiano delle mamme. Troppo sottile, troppo azzardata. La provocazione dietro questa frase, chiarissima a noi, rischiava di non essere altrettanto chiara per gli altri e, soprattutto, per le altre, per le mamme stesse.
Ci confrontiamo ed intervengono tutte.
Johanna ha ragione, ma quel claim piace così tanto a tutte che non vogliamo ammetterlo. Mentre parliamo e arriviamo quasi a proporre delle alternative, il genio: entro nel backend del sito mentre avevo lo schermo condiviso e aggiungo le virgolette.
You are not “just” a mom.
Et voilà.
Johanna sorride. “Now it is just perfect”, dice.
Eccolo qui, il sito ufficiale di MAV.
Si, c’è un form contatto attivo.
Mamme, potete iniziare a candidarvi per la formazione - gratuita - che svilupperemo nella seconda fase del progetto. Ora stiamo lavorando alla ricerca per la stesura del compendio che raccoglierà casi virtuosi, tool e buone prassi che ci aiutino a dimostrare che le soft skills endemiche della maternità sono preziose e possono trainare un percorso di formazione orientato ad acquisire competenze digitali e di business per rientrare nel mondo del lavoro con una delle professioni emergenti più richieste dalla piccole e medie imprese, l’Assistente Virtuale.
Alla prossima!